Tra gli omicidi più discussi e ricordati a Torino c'è quello del killer Diabolich,
avvenuto il 25 febbraio 1958, in Via Fontanesi. Il killer si firmava appunto Diabolich e
la vicenda fu seguita e ricordata a lungo, anche dalla stampa internazionale, sia
perchè il colpevole e l'arma del delitto non furono mai trovati, sia perchè la
psicosi da omicidio e l'emulazione del killer pervasero l'Italia.
Le sorelle
Giussani, famose fumettiste milanesi, trassero spunto da questo fatto di
cronaca per scegliere il nome del loro personaggio, cambiandolo in Diabolik; probabilmente, fu una strategia di
marketing per fidelizzare da subito al fumetto tutti i lettori di cronaca che,
negli anni precendenti, avevano seguito il caso.
La vittima era Mario Giliberti, operaio Fiat di 27 anni, meridionale
originario di Lucera, Foggia; aveva una vita riservata nel quartiere Vanchiglia
e una fidanzata a Lodi, dove aveva prestato servizio di leva.
Martedì 25 febbraio 1958 Gilberti fu ritrovato morto,
dissanguato da undici fendenti, avvolto in un lenzuolo, sul
pavimento nel retro di un negozio di calzolaio dove viveva.
L'arma del
delitto non fu mai ritrovata ma si trovò un biglietto lasciato a metà: «Troverete
l' assas...». Durante le indagini, i Carabinieri trovarono anche molti
risparmi del Gilberti e questo fece pensare inizialmente ad una rapina o a un
giro di prestasoldi.
Giliberti era morto già da una decina di giorni quando venne ritrovato.
Nei giorni precedenti al ritrovamento, l'assasino telefonò al quotidiano
La Stampa, dando notizia di aver "ucciso un uomo sulla via di
Po". La telefonata anonima però non venne presa seriamente e le indicazioni
vaghe non permisero controlli sulla vicenda. Deciso a far scoprire il delitto,
il 24 febbraio, l' assassino inviò un messaggio che spiegava il
movente e rivelava con un gioco di parole l'indirizzo a cui sarebbe
stato trovato il cadavere:
Sono venuto da molto lontano per via
di compiere il mio delitto, da non confon=
dersi con uno qualsiasi. Ho studiato la cosa perfetta
in modo da non lasciare traccia ne=
anche di un ago. Con il delitto è cessato insi=
eme l' odio per lui. Questa sera parto ore 20.
Un tempo eravamo molto amici e portavamo la divisa comune, poi lui mi tradì come un cane.
Adesso sta bene così che la mia vendetta lo à raggiunto. Spero che scopriate il cadavere prima che diventi marcio.
Il cadavere di Giliberti fu trovato dal portinaio e dallo zio prima dell'arrivo
della lettera. Solo il giorno dopo, quando venne recapitata in questura e
ai giornali la busta dell'assassino, Torino e l' Italia si confrontarono per la
prima volta con Diabolich e il suo delitto perfetto.
L'assasino aveva preso spunto dal romanzo giallo "Uccidevano di
notte", di Italo Fasan per inviare lettere a giornali e inquirenti. Quando
le prime lettere furono pubblicate, decine di emulatori iniziarono ad inviare
lettere deliranti e questo complicò le indagini.
Le forze dell'ordine di Torino interrogarono i compaesani che la vittima
frequentava, i colleghi e i vicini di casa; arrivarono ad un giovane bergamasco
che Gilberti aveva conosciuto durante la sua lunga permanenza nell'
esercito, ma egli non venne condannato perchè non si trovarono prove certe.