Cinquant'anni fa moriva la "farfalla granata"




Luigi Meroni, detto Gigi, muore a 24 anni, investito in corso Re Umberto, il 15 Ottobre del 1967.


Sono passati cinquant'anni ma la città di Torino ricorda ancora quel ragazzo che giocava nel Toro, con la maglia numero 7 rigorosamente fuori dai pantaloncini, i calzettoni abbassati, i capelli e la barba lunghi. Dipingeva, disegnava vestiti e girava con una gallina al guinzaglio; Meroni era un personaggio che destava scalpore per le sue scelte di vita e per il suo talento calcistico.


Per Meroni protestarono addirittura le catene di montaggio: nell'estate del 1967 Meroni stava per passare alla Juventus e i tifosi del Torino scesero in piazza a protestare. Gli operai Fiat granata invece, cominciarono a boicottare la catena di montaggio e il lancio della 128 che usciva in qurei giorni: le 128 uscivano dalla fabbrica senza dei pezzi, oppure rigate, e con un biglietto sul cruscotto: "Agnelli, giù le mani dal Torino". Meroni restò al Torino


La sua storia però, a distanza di anni, lascia perplessi ed inquieta come tante altre strane storie torinesi.


Luigi Meroni, conosciuto con molti soprannomi tra cui "farfalla granata", muore una domemica sera, dopo una partita vincente, travolto da un'auto mentre attraversa la strada davanti casa. La morte del giovane Meroni è uno degli anelli della catena di strane e dolorose sventure per il Torino calcio.


La catena di sfortunati eventi del Toro comincia nel 1949, con lo schianto dell'aereo che trasportava l'intera squadra sulla collina di Superga; in questa occasione era il pilota del volo a chiamarsi Pierluigi Meroni.


Gigi Meroni  quella sera di ottobre, avrebbe dovuto essere con la squadra a festeggiare ma, insieme al compagno di squadra Fabrizio Poletti, decise di andare a prendere un gelato sotto casa. Attraversando la strada, Meroni e Poletti vengono travolti da una Fiat 124 Coupé. Poletti viene preso ad un polpaccio, Meroni muore poche ore dopo, alle 22.40, in ospedale per un trauma cranico, la rottura del bacino e delle gambe.

L'investitore di Meroni è anche un suo grandissimo fan, Attilio Romero, giovane di una famiglia bene di Torino.

La sorte beffarda vuole che Romero diventi presidente della società Torino calcio trenta anni dopo portandola al fallimento nel 2006.